LA "MONUMENT VALLEY" DELL'APPENNINO
Vallone di Taranta, Altare dello Stincone e Cima dell'Altare
Gruppo montuoso Siamo sul gruppo montuoso della Majella, un imponente massiccio di natura calcarea caratterizzato da una serie di vasti pianori sommitali che contribuiscono a conferirle una forma apparentemente rotondeggiante. I suoi versanti orientale e nord-occidentale, tuttavia, sono incisi da una serie di lunghissimi e aspri valloni, custodi di autentici tesori nascosti. La Valle di Taranta, anticamente chiamata “La Tagliata, è una enorme fenditura che incide per oltre sette chilometri la montagna ed è il più meridionale della serie di valloni che incidono il versante orientale della Majella. Presentazione dell'itinerario Itinerario lungo e affascinante alla scoperta della Valle di Taranta, una delle più belle valli del versante orientale della Majella, e dei suoi immensi pianori sommitali. La Valle di Taranta offre al suo interno un meraviglioso ambiente naturale dove si aprono numerose cavità come la Grotta dell’Asino, la Grotta del Bove e la famosissima Grotta del Cavallone. Quest’ultima, che colpisce per la grandiosità e l’imponenza dell’imbocco posto sul baratro di una parete strapiombante, è ricca di formazioni concrezionali ed è costituita da una serie di condotti e di sale attrezzate per la visita turistica. La valle culmina alle alte quote con un ampio anfiteatro glaciale al centro del quale si erge un grosso bastione roccioso comunemente conosciuto come Altare dello Stincone. Un autentico trono che insieme alle innumerevoli formazioni rocciose che caratterizzano i fianchi laterali del vallone richiamano alla mente le “butte”, o “mesas”, della famosissima Monument Valley dell’Arizona. L’Altare dello Stincone è la classica “montagna nascosta”, la montagna che non ti aspetti in quanto impossibile da scorgere da lontano. Sicuramente una bella sorpresa che lascia affascinati gli escursionisti che si trovano al suo cospetto per la prima volta e dopo ore ed ore di faticoso cammino. Percorso Proposto Pian di Valle - Vallone di Taranta - Altare dello Stincone (2.413 m) - Piano Amaro - Cima dell'Altare (2.542 m) - "via delle creste" - Il Vaduccio - Grotta del Cavallone - Pian di Valle Accesso stradale L’accesso alla Valle di Taranta avviene attraverso la Strada Statale 84. - Provenendo da Fara San Martino (CH), circa 2 km e mezzo dopo aver oltrepassato il paese di Lama dei Peligni si incontra, a destra, un bivio con indicazioni turistiche per le Grotte del Cavallone. Poche centinaia di metri e qualche ripido tornante conducono alla località Pian di Valle (758 m), dove la strada asfaltata termina e dove parte una “funivia” che, dopo aver superato un dislivello di circa 650 m, consente un comodo accesso alle grotte. - Provenendo da Palena (CH), 500 m dopo aver superato il bivio per Taranta Peligna si incontra a sinistra un bivio con le indicazioni turistiche per le Grotte del Cavallone. Quindi proseguire come descritto sopra. Punto di partenza Pian di Valle (758 m), con bidonvia fino alla stazione superiore di quota 1.415 m Tempo di percorrenza 6h30' - 7h00' escluse le sote Difficoltà Difficile EE = Escursionisti Esperti della scala CAI Dislivello 1.300 m circa Periodo consigliato Da luglio a ottobre Segnaletica Bianco-Rossa H6 nel Vallone di Taranta fino a Piano Amaro (nel 2012 in questo tratto non c'era alcuna segnaletica anche se il sentiero è sempre molto evidente), inesistente su Piano Amaro , H5 sulla "via delle creste", inesistente nel tratto di cresta che fiancheggia la Valle Coppetti, H3 nel tratto di collegamento con "il Vaduccio", bolli rossi dal Vaduccio alle Grotte del Cavallone Descrizione Venti minuti occorrono alla funivia per salire dai 758 m di Pian di Valle ai 1.415 m della stazione di arroccamento superiore. Lasciata a destra l’ampia stradina sterrata che conduce alle Grotte del Cavallone, si prende a sinistra un sentiero (non segnato ma molto evidente) che si dirige verso il vallone. I primi 200 m di dislivello sono i più scomodi. Il sentiero è ripido e attraversa una scomoda e assolata pietraia. Dopo una quindicina di minuti si raggiunge un boschetto di faggio che in piena estate aiuta a smorzare il gran caldo che di solito è una costante in questa prima parte dell’itinerario. Superato il boschetto, a quota 1.634 m circa, si incrocia a destra il sentiero proveniente dal rifugio Fonte Tarì. Si prosegue dritto su sentiero sempre ripido ma un po’ più comodo che per un tratto coincide con il sentiero H4 recentemente segnato dal Parco Nazionale della Maiella. In poco meno di 45’ si raggiunge un altro bivio a quota 1.800 m. Il sentiero segnato prosegue a sinistra verso il rifugio Pastore, o rifugio Macchia di Taranta (gestito nei mesi estivi dalla sezione di Lanciano del CAI), il nostro itinerario invece va a destra seguendo un sentiero non segnato che subito dopo raggiunge uno stazzo ed “il fontanile”, così viene chiamata dai locali una particolare fontana “a pompa” dove è possibile rifornirsi di acqua. In questo punto la valle si restringe ed è interrotta da un risalto roccioso alto una decina di metri apparentemente insormontabile. Il gradone però si supera a destra, risalendo un ripido ed esposto sentierino breccioso (fare attenzione al brecciolino!) alla sinistra di uno stretto canalino. Raggiunta la sommità del gradone roccioso il panorama muta decisamente. La valle diventa molto più ampia e meno irta. Percorsi pochi metri, in lontananza è già possibile scorgere la sagoma inconfondibile dell’Altare dello Stincone, che d’ora in avanti sarà l’elemento dominante di tutto il paesaggio circostante. Ora che la pendenza si è addolcita la salita diventa molto più piacevole e un bel sentiero, non segnato ma molto evidente, risale placidamente tutto il vallone fra verdi prati d’alta quota cosparsi qua e la da enormi rocce che sembrano essere cadute dal cielo. Man mano che si guadagna quota, la pietraia inizia a prendere il sopravvento sui verdi prati e il sentiero si fa via via meno evidente e a tratti scompare del tutto. La via da seguire è comunque abbastanza intuitiva ed è indicato da numerosi ometti di pietra che confermano di essere sulla giusta via. Più si va avanti e più il “grande trono” dell’Altare dello Stincone si fa imponente e maestoso. Giunti all’incirca alla sua base, il sentiero riprende a salire più decisamente aggirando il torrione roccioso a sinistra. Delle ripidissime e scomode ghiaie fanno guadagnare quota molto rapidamente seguendo la linea di massima pendenza. E’ questo sicuramente il tratto più faticoso di tutto l’itinerario ma per fortuna non è eccessivamente lungo. Superata la ripida pietraia il sentiero spiana decisamente e diventa quasi pianeggiante. Qui lo si abbandona per raggiungere la larga cresta alla nostra destra che ci condurrà in una decina di minuti sulla sommità dell’Altare dello Stincone (2.413 m, 3h00’ dalla partenza). Splendida la vista sulla Valle di Taranta appena percorsa e, alle nostre spalle, sulle desolate pietraie che caratterizzano i pianori sommitali della Majella. Il bivacco Pelino che fa capolino sulla vetta del Monte Amaro sembra quasi a portata di mano ma, in realtà, volendolo raggiungere, da qui occorrerebbero circa 2 ore di cammino. Tutto intorno la desolazione più assoluta. Pietraie sconfinate a perdita d’occhio; d’altronde si è in uno degli angoli meno frequentati della Majella dove la wilderness regna sovrana. Si riprende il cammino percorrendo a ritroso il breve tratto di cresta fino ad individuare una valletta che si costeggia a destra per intercettare un sentierino abbastanza marcato e via via segnalato da alcuni ometti di pietra a volte non facilmente distinguibili dalla pietraia circostante. Il sentiero sale dolcemente a mezzacosta e raggiunge in una decina di minuti una larga sella. Qui il sentiero sembra sparire e non ci sono più dei validi riferimenti da seguire. Si prosegue indicativamente nella stessa direzione per rimontare il ripido pendio che si ha di fronte. Man mano che si sale si scorge sulla sommità dello stesso un grosso ometto di pietra verso il quale ci si dirige. Raggiunto l’ometto, di fronte a noi si apre l’immensità di Piano Amaro, un vastissimo altipiano posto ad una quota media di circa 2.500 m., che non sarebbe eccessivo definire un vero e proprio deserto d’alta quota. Si attraversa a vista l’immenso pianoro con direzione Nord-Est per dirigersi verso la linea di cresta che unisce il Monte Amaro con la Cima dell’Altare (in caso di maltempo o di scarsa visibilità questo tratto potrebbe dare non pochi problemi di orientamento a chi fosse sprovvisto di carta e bussola o Gps). Raggiunta la cresta si prende a destra e in pochi minuti si raggiunge la poca pronunciata vetta di Cima dell’Altare (2.542 m, 1h15’). Molto bello il colpo d’occhio sulla Val Cannella, sul Piano La Casa, sul Monte Acquaviva, e sulla Vallelunga fino alle gole di Fara San Martino. Per la discesa si percorrerà la cosiddetta “via delle creste” (sentiero H5 della nuova cartografia del Parco). Inizialmente questa via compie un ampio semiarco a sinistra costeggiando il bordo di un bel anfiteatro morenico per poi proseguire su vaste praterie d’alta quota. La prima parte della discesa è molto dolce tanto che in circa 3,5 km si perderanno solo 170 m di dislivello. Il sentiero pur se non segnato è, almeno inizialmente, abbastanza evidente. Via via che si procede, però, questo tende a sparire e allora si procederà a vista aiutati di tanto in tanto da qualche ometto di pietra. La linea di cresta che dà sulla Val Cannella e sulla Valle di Fara San Martino sarà il riferimento da tenere sempre in considerazione durante la discesa. A metà discesa si raggiunge una sporgenza rocciosa, ottimo punto panoramico sulla Val Cannella e sulla Cima dell’Altare, che da qui si mostra sicuramente con il suo versante più bello. Ripresa la discesa, si abbandona la cresta per dirigersi verso Sud e percorrere una cresta secondaria che costeggia a destra la Valle Coppetti (enorme ometto di pietra come punto di riferimento) fino a ricongiungersi con il sentiero segnalato proveniente da Colle Incotto in corrispondenza di alcuni paravalanghe in gran parte abbattuti dalla forza e dal peso della neve. Si segue ora il sentiero a destra per un lungo mezzacosta fino a raggiungere il bordo superiore della Valle di Taranta nei pressi di un intaglio roccioso detto “il Vaduccio” (quota 1.609 m) dove ci si ricongiunge con il sentiero H4 che da sinistra proviene dal rifugio di Fonte Tarì. Sotto di noi è visibile la stazione di arrivo della funivia. Da questo punto l’itinerario segnato, per raggiungere il fondo della Valle di Taranta, compie un lunghissimo mezzacosta semipianeggiante. Esiste tuttavia una scorciatoia molto più diretta, che attraverso un sentierino secondario ripidissimo (bolli di vernice rossa di tanto in tanto), non indicato sulla carta, scende a strette svolte praticamente sulla verticale della sterrata di accesso alle Grotte del Cavallone, raggiunta la quale si prende a destra e in una manciata di minuti si è di nuovo alla stazione superiore della funivia (2h30’). Cartografia di riferimento - Carta Escursionistica "Parco Nazionale della Majella", scala 1:25.000, Ente Parco, Edizione 2016 Curiosità La funivia/bidonvia che collega Pian di Valle con le Grotte del Cavallone è stata costruita nel 1978 dal Consorzio di Bonifica Alto Sangro con lo scopo di agevolare l’accesso ai pascoli di alta montagna. Per tale motivo essa venne subito ribattezzata come “funivia delle pecore”. Il progetto originario prevedeva la costruzione di un secondo troncone della funivia che avrebbe raggiunto la località “I Fontanili” a quota 1.800 m. Le animate proteste delle associazioni ambientaliste fecero saltare questo progetto ma, in compenso, il Consorzio, che aveva ancora a disposizione dei fondi comunitari da utilizzare, sul finire degli anni ‘90 fece costruire al posto del secondo troncone della funivia una “demenziale” cremagliera monorotaia che però ebbe vita brevissima. In appena due anni la cremagliera venne messa fuori uso dalle numerose pietre cadute dai ripidi ghiaioni che caratterizzano i fianchi laterali della valle. Fortunatamente qualche anno fa la cremagliera è stata completamente smantellata e, al momento, alcuni rottami sono ancora visibili solo nei pressi dello stazzo retrostante la fontanella di quota 1.800 m. Traccia GPS dell'itinerario ![]()
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PARCO NAZIONALE DELLA MAJELLA Mappa Google Earth dell'itinerario
GALLERIA FOTOGRAFICA DELL'ITINERARIO |
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Gli itinerari descritti sono stati percorsi personalmente, le descrizioni riportate e le fotografie rappresentano lo stato del percorso al momento in cui le escursioni sono state effettuate. Le informazioni riportate hanno uno scopo meramente informativo e non possono essere in alcun caso considerate sostitutive dell'esperienza e della preparazione necessarie alla pratica dell'escursionismo e dell'alpinismo. L'autore declina ogni responsabilità legata all'uso improprio delle informazioni fornite.