Quando sentiamo parlare degli zampognari l’immagine che ci viene in mente è quella di un vagabondo, musico di piazza, metà pastore metà mendicante, una sorta di pastore errante che contempla i cieli stellati al suono melodico della sua zampogna. Ma chi erano gli zampognari, questi artisti per lungo tempo ignorati dalla cultura musicale italiana ma al contrario molto considerati e visti con un alone di leggenda da scrittori, poeti, pittori e musicisti stranieri? La zampogna è uno strumento musicale a fiato caratterizzato da un otre di pelle pieno d’aria nel quale sono inserite alcune canne. Attraverso una di queste canne, detta insufflatore, il musicista immette il fiato dentro l'otre e attraverso la pressione esercitata con l’avambraccio l’aria viene distribuita in modo costante nelle altre canne da dove l’aria fuoriesce emettendo un suono. L’uso della zampogna era un tempo molto diffuso in tutto l’Abruzzo ed era strettamente legato alla pastorizia e alla cultura pastorale. Le condizioni dei pastori sono sempre state misere ma chi fra di loro aveva un orecchio musicale, anche se analfabeta, apprendeva dal padre o dal nonno l’arte di suonare la zampogna tramandando così di generazione in generazione un repertorio musicale giunto fino ai giorni nostri. Erano gli stessi pastori a costruire i propri strumenti, avvalendosi delle loro capacità di intagliare il legno e lavorare le pelli. D’altronde le loro misere condizioni economiche, che a mala pena ne garantivano la sopravvivenza, non avrebbero mai premesso loro l’acquisto di uno strumento musicale. I pastori passavano la maggior parte del loro tempo in totale solitudine sui loro monti e la zampogna rappresentava per loro uno strumento di compagnia inseparabile nel mentre trascorrevano le loro giornate nella vigilanza del gregge. In inverno, quando la neve aveva ricoperto i monti e i prati, i pastori zampognari si spostavano da un paese all’altro suonando le loro zampogne in occasione di feste e mercati per racimolare qualche soldo. Molti di loro, nel periodo natalizio, si spingevano fino alle grandi città come Roma e Napoli per suonare la novena di Natale alla Madonna cogliendo così l’opportunità di integrare le magre entrate con offerte in denaro o in natura. A metà Ottocento, con il crollo della pastorizia a seguito della soppressione delle leggi che imponevano il pascolo forzato sul Tavoliere delle Puglie, iniziò di fatto il declino delle antiche tradizioni musicali legate alla zampogna, che subirono poi un altro durissimo colpo per effetto delle misure militari di sicurezza e di ordine pubblico successive all’Unità d’Italia e legate al contrasto del brigantaggio. Agli zampognari, infatti, venne vietato l’accesso a Roma, per il rischio che tra di loro potessero nascondersi i briganti. Entrata in crisi l’economia pastorale Abruzzese, i pastori e gli zampognari furono costretti ad emigrare lasciando i loro paesi. Un vero e proprio esodo, che ha decimato le aree interne. Tra il ‘700 e l’800 molti giovani pittori, scrittori, musicisti, provenienti dall’aristocrazia europea si misero in viaggio verso l’Italia dando vita a quel fenomeno che prese il nome di Gran Tour d’Italia. I viaggiatori del Grand Tour venivano in Italia attratti dalle testimonianze storiche del nostro paese, dall’arte, dai paesaggi e dallo stile di vita, privilegiando soprattutto le più importanti città come Roma, Venezia, Firenze e Napoli. Nei loro soggiorni a Roma questi viaggiatori furono particolarmente incuriositi dai cosiddetti “pifferai” abruzzesi (come venivano chiamati a Roma gli zampognari) e molti di essi ne rimasero talmente affascinati da decidere di avventurarsi verso l’Abruzzo, nonostante in quei tempi la nostra regione venisse dai più descritta come terra aspra, con montagne selvagge e pericolosa per la presenza di briganti. Tra i tantissimi scritti lasciati da questi viaggiatori per raccontare la loro avventura in Italia, molto bella è la testimonianza del compositore francese Hector Louis Berlioz che, nelle sue memorie di viaggio, parlando degli zampognari scrisse: "Ho notato solamente a Roma una musica strumentale popolare che tendo a definire come un resto dell'antichità: parlo dei pifferari. Si chiamano così i musicisti ambulanti che, in prossimità del Natale, scendono dalle montagne […] e, armati di zampogne e pifferi, eseguono dei pii concerti davanti le immagini della Madonna. Solitamente sono coperti da ampi mantelli di drappo scuro e portano un cappello a punta come quello indossato dai briganti […]. Ho trascorso delle ore intere a contemplarli nelle strade di Roma […] Ho sentito in seguito i pifferari direttamente nelle loro terre e, se li avevo trovati così notevoli a Roma, l'emozione che ho ricevuto fu molto più viva nelle montagne selvagge dell'Abruzzo, dove il mio umore vagabondo mi aveva condotto". Oggi l'impiego della zampogna in ambito rurale (per processioni, rituali, feste e balli) è ancora praticato in Abruzzo. In ambiente urbano la zampogna viene associata immediatamente al Natale, perché ancora oggi nei grandi centri urbani nel periodo natalizio, capita di vedere alcuni zampognari che dalla montagna scendono in città e percorrendo le vie cittadine in abiti tipici suonano con le loro zampogne motivi natalizi tradizionali per ricevere offerte dai passanti. Generalmente gli zampognari suonano in coppia, uno la zampogna vera e propria ed un altro la ciaramella. Probabilmente tutti conoscono “Tu scendi dalle stelle”, il canto natalizio per eccellenza, in pochi però sapranno che l’autore, S. Alfonso Maria de Liguori, scrisse il testo di questa canzone (in realtà una preghiera!) adattandolo alle melodie che facevano parte del repertorio degli zampognari abruzzesi. Ancora oggi lo zampognaro rappresenta una presenza fissa del presepe dove generalmente trova posto nelle immediate vicinanze della "capanna" o "grotta" della Sacra Famiglia. Bibliografia: - "Zampognari. Mito dell'Abruzzo pastorale" - Antonio Bini - Edizioni Menabò, 2020 - "Memoires de Hector Berlioz" - H. Berlioz - Calman-Levy, Paris, 1870 - "The shepherds of Abruzzi" - The Penny Magazine - 23 marzo 1833 © Ercole Di Berardino - esploramonti.it - All rights reserved E' vietata la riproduzione di testi ed immagini senza l'autorizzazione scritta da parte dell'autore.
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