“Sfida perenne tra uomo e natura”, questa è la frase che accoglie il visitatore alle porte di Pennadomo, un piccolissimo paese dell’Abruzzo di circa 300 abitanti (pennadomesi) situato a 460 m s.l.m. nella media Valle del Sangro. La sua storia infatti è inscindibilmente legata alle caratteristiche formazioni rocciose a cui esso è aggrappato e che si ergono, anche nel territorio circostante, a formare stupefacenti lame di roccia che, con impressionante equilibrio, si protendono verso il cielo. Legame antico che ne ha condizionato anche il nome: “Penna in domo”, "penna" da "pinna" significante masso affiorante dal terreno e "domus" non nel significato di casa ma nel significato di territorio, cioè i feudi del X secolo tra cui Montenerodomo, Torricella Peligna, Palena, Taranta Peligna, Pizzoferrato, Gessopalena e Lettopalena come risulta dal Catalogo dei Feudi e Feudatari sotto denominazione Normanna. Le lame di roccia che caratterizzano il paesaggio di Pennadomo, e che sono meta ambita dei migliori climbers del centro Italia, si ergono dall’era terziaria, con stratificazioni argillose successive. La roccia grande che sormonta maestosa il borgo è chiamata Liscia di Santa Maria, o “Paretone”, e oggi, grazie all’impegno dall’Amministrazione Comunale, può essere raggiunta fino alla sommità anche dalle persone comuni mediante duecento comodi gradini in pietra. Il panorama dalla croce in legno, che ne segna il punto più alto, è molto suggestivo e spazia su un territorio di selvaggia bellezza. Sotto i nostri occhi, nella vallata sottostante il paese, non può passare inosservato “il Resegone”, un’imponente lastrone di roccia alto un’ottantina di metri, lungo duecento e largo solo tre che verticale sbuca dalla vegetazione e si innalza al cielo. Qui le forze geologiche della natura hanno creato qualcosa di veramente incredibile, una sorta di foglio di carta pietrificato che sembra essere stato piantato li da una mano soprannaturale. Spaziando con lo sguardo, altre lame di roccia e pinnacoli si ergono tutt’intorno mentre poco più lontano, nella vallata del Sangro, si adagia il Lago omonimo, ai più conosciuto come Lago di Bomba, che da questa angolazione si mostra con una sua splendida insenatura. Lontano dalle grandi vie di comunicazione, Pennadomo si fa scoprire al visitatore solo agli ultimi tornanti della tortuosa strada che, staccatasi dalla Val di Sangro, inizia a salire e ad addentrarsi sulle colline circostanti. Alte, liscissime e precipiti pareti rocciose, che in basso formano uno stretto e profondo canyon, ci preannunciano l’arrivo al borgo. Tuttavia quelle che a prima vista sembravano compatte pareti di roccia, in vista dell’abitato di Pennadomo ci si mostrano dinnanzi come giganteschi, quanto sottili, lastroni di pietra, guglie, pinnacoli e spuntoni alla cui base sono aggrappate un gruppetto di case, quasi un dipinto, un bellissimo dipinto che gli stessi pennadomesi hanno intitolato “sfida perenne tra uomo e natura”. Parcheggiata l’auto all’ingresso del paese si continua a piedi e ci si addentra per le belle vie del piccolo ma carino centro storico. Più in alto, immediatamente sopra le ultime case, incombono le verticali e lisce rocce del “Paretone” mentre, più isolata, si staglia la guglia detta di “ Cima Fumosa”. Per comode stradine gradinate si raggiunge la piazza della Madonnina dove il paesaggio cambia e il panorama si apre sulla vallata del Sangro dove, in un’angolazione tutta particolare e suggestiva, ci appare il Lago di Bomba. Dalla piazzetta si continua a salire, orami solo su gradini di pietra ripidi ed incassati, costeggiando guglie e pinnacoli fino alla croce e al piccolo balconcino ricavato sulla stretta “vetta” del Paretone, a volo d’aquila sui tetti del villaggio e su un paesaggio di una bellezza unica. Proprio all’inizio del 2015, ad opera della Fondazione IK0, è stato avviato un progetto finalizzato al rilancio di questo bellissimo borgo attraverso la sua valorizzazione a fini turistici e lo sviluppo sostenibile ed integrato delle micro-imprese locali. Il progetto prevede un intervento di recupero dell’antico borgo e dell’adiacente parco di 7 ettari che si estende lungo le sponde del lago del Sangro. La Fondazione acquista gli immobili, li ristruttura e li dà in gestione alla popolazione locale che viene poi professionalmente preparata a gestire delle piccole imprese turistiche. L’obiettivo è quello di creare un vero e proprio “Paese resort” nel quale i turisti, ospitati nel borgo, usufruiscono di tutti i confort e i vantaggi di un resort all-inclusive, con una rete di servizi di qualità, in un ambiente autentico e genuino. Maggiori informazioni su: http://www.ik0.it/fondazione/progetto-pennadomo/
Come arrivare: Autostrada A14 Bologna-Bari. Uscita al casello autostradale Val di Sangro. Si prosegue sulla SS 652 fino allo svincolo per Bomba. Da qui seguire le indicazioni per Pennadono. © Ercole Di Berardino - esploramonti.it - All rights reserved E' vietata la riproduzione di testi ed immagini senza l'autorizzazione scritta da parte dell'autore.
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Oggi EsploraMonti vi porta alla scoperta di antichi villaggi agresti del Sirente, salvati dall’abbandono e dal degrado e in via di recupero per un turismo di nicchia, al limite tra natura e cultura. Un “viaggio” a ritroso nel tempo in un angolo d’Abruzzo ai più sconosciuto, che i puristi dell’esplorazione potranno affrontare in mountain bike ma che, volendo, è anche possibile fare in automobile, a vantaggio dei più pigri o di chi non può permettersi faticose “sgroppate” in bici. Siamo nel cuore del Parco Regionale Sirente-Velino e più precisamente nella zona “a cavallo” fra i Prati del Sirente, sovrastati dalla imponente e rocciosa parete Nord del Sirente e attraversati dalla strada che collega Rocca di Mezzo con Secinaro, e la media Valle del fiume Aterno dove, ai piedi di ripidi pendii boscosi, sorgono i borghi di Goriano Valli, Tione degli Abruzzi e Fontecchio. In questa zona, a poco più di 1.000 m di altitudine, alla sommità di un promontorio montuoso dai ripidi fianchi boscosi, si estende un grande altopiano ondulato dove si alternano pascoli e fitti boschi di faggio e dove sorgono tre antichi villaggi conosciuti con il nome di Pagliare di Tione, Fontecchio e Fagnano. Le Pagliare sono villaggi agresti di altura, veri e propri “paesi in miniatura” di casette in pietra, un’eccezionale testimonianza della cultura contadina della montagna abruzzese di un tempo. Questi villaggi sorsero attorno al XV secolo soprattutto come ricovero e deposito del fieno, come pagliai appunto, da cui poi il nome di Pagliare. La media valle dell’Aterno infatti, stretta e ripida com’è, ha sempre offerto poco terreno fertile ai suoi abitanti che, per sopperire a questa carenza, durante la bella stagione, erano costretti a spostarsi negli altopiani soprastanti per coltivare la terra e far pascolare il bestiame. Una vera e propria migrazione estiva verso la montagna, unica nel suo genere in Abruzzo perché non era finalizzata al solo pascolo del bestiame ma anche e soprattutto alla coltivazione di grano, patate, farro e lenticchie. Le pagliare sono costruzioni semplici, fatte in pietra calcarea, spesso fabbricate a coppia e costituite per lo più da due ambienti sovrapposti; quello superiore fungeva da fienile e da giaciglio per l’uomo, quello inferiore era utilizzato come stalla per gli animali. Ogni casetta o gruppo di casette aveva un’aia comune destinata alla trebbiatura. Questo singolare fenomeno migratorio ha interessato per decenni i comuni di Tione degli Abruzzi, Fontecchio e Fagnano, piccoli borghi dell’Abruzzo aquilano ognuno dei quali aveva sulla montagna un suo corrispondente villaggio “temporaneo”. Fra essi le Pagliare di Tione (1.084 m s.l.m.) sono sicuramente quelle più conosciute e fotografate della zona. Esse sorgono su uno sperone roccioso allungato, di fronte ad uno straordinario panorama su un vicino pianoro di pascoli (i Prati di Iano) e sulla rocciosa parete Nord del Sirente. Il minuscolo abitato consta di un centinaio di unità, sapientemente strutturate e capaci di ricostruire in piccolo un’area completa di lavoro, funzionale all’intera permanenza stagionale. Di particolare rilevanza costruttiva ed architettonica è il grande e suggestivo pozzo cilindrico (ristrutturato nel 2006), ad uso comune, caratterizzato da scale di pietra simmetriche, scoli, parapetti e vasche esterne in pietra per la raccolta dell’acqua piovana. Sicuramente un bel esempio di opera idraulica a testimonianza di una cultura contadina antica ed ingegnosa.
Collocata a poca distanza dal piccolo nucleo abitato vi è poi la piccola chiesa della SS. Trinità, vero fulcro della vita comunitaria del villaggio, meta ancora oggi, nella prima domenica di giugno, di una processione religiosa che fa rivivere tutta la magia del cammino verso le Pagliare attraverso un antico sentiero che parte dal paese di Tione. Strutturalmente simili ma più appartate, circondate da fitti boschi e meno frequentate sono invece le altre due Pagliare, quelle di Fontecchio (1.014 m s.l.m.) e di Fagnano (1.105 m s.l.m.). Dagli anni ’60 in poi la vita delle casette ha smesso di pulsare e per lungo tempo le Pagliare sono rimaste in uno stato di semi abbandono. Molte costruzioni sono crollate, alcune sono state risistemate, la maggioranza conserva ancora portali e architravi di pietra, finestre eleganti, interni con bei pavimenti di calcare. Da alcuni anni però si sta assistendo ad una generale tendenza alla riscoperta e al recupero degli antichi borghi abbandonati e questo sta avvenendo anche per le Pagliare. Molti interventi sono stati già fatti ed è in corso un progetto per la sistemazione definitiva del tratto di strada tra le Pagliare e Terranera, e tra le Pagliare e Goriano Valli, due importanti porte d’accesso ai villaggi. © Ercole Di Berardino - esploramonti.it - All rights reserved E' vietata la riproduzione di testi ed immagini senza l'autorizzazione scritta da parte dell'autore. Situato a poca distanza dal paese di San Demetrio ne' Vestini, in provincia de L’Aquila, circondato da boschi e montagne, il lago di Sinizzo è un piccolo e grazioso specchio d’acqua alimentato da due sorgenti di acqua potabile, Acquatina e Sinizzo. Il lago è balneabile ed è un ottimo punto di sosta per la bellezza del paesaggio e per le sue rive erbose ed ombreggiate che invitano al riposo. Il lago è di origine vulcanica ed ha forma circolare con una profondità massima delle acque di 35 m. La purezza delle sue acque sono l’habitat ideale per trote, lucci, carpe e cavedani. Le sponde del lago sono attrezzate con aree per pic-nic, giochi per bambini e un bel tavolo da ping-pong in cemento. Le sponde del lago in seguito al rovinoso terremoto de L’Aquila dell’aprile 2009 hanno riportato danni rilevanti con numerosi crolli e la formazione di vistose crepe che hanno fatto temere per la sua sparizione. Fortunatamente adeguati lavori di consolidamento hanno riportato il lago al suo splendore originario. Non lontano dal lago si trovano le belle grotte di Stiffe che offrono caratteristici scenari formati da stalattiti, stalagmiti, torrenti e cascate.
COME ARRIVARE: Da L’Aquila, San Demetrio ne’ Vestini ed il Lago di Sinizzo distano circa 20 km. Per chi proviene da Pescara o Roma: Autostrada A24-A25 uscita casello autostradale di Bussi-Popoli. Proseguire per L’Aquila sulla S.S. 17. In prossimità della rotatoria di San Pio delle Camere seguire le indicazioni per Prata d’Ansidonia. Superato quest’ultimo proseguire per San Demetrio ne’ Vestini, in vista delle prime case del paese si trovano le indicazioni turistiche per il Lago di Sinizzo che dista un paio di chilometri dal paese. © Ercole Di Berardino - esploramonti.it - All rights reserved E' vietata la riproduzione di testi ed immagini senza l'autorizzazione scritta da parte dell'autore. |
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