Itinerario non lunghissimo ma impegnativo sia per il dislivello di tutto rispetto che per la salita sempre costante. Si parte dai 1.200 m del Guado di S. Antonio con panorami già molto belli verso la bassa Valle dell’Orfento, la catena del Gran Sasso e il Mare Adriatico. Si sale toccando dapprima il piccolo ed accogliente rifugio Barrasso ed in seguito il modesto cocuzzolo del M. Rapina, con affacci via via più ampi sull’alta Valle dell’Orfento e sulla bella cascata della Sfischia. A seguire, dopo una stupenda cavalcata di cresta a tratti stretta e rocciosa, si raggiunge l’ampia cima del Monte Pescofalcone, che con i suoi 2.646 m è la montagna più alta della provincia di Pescara. Dalla vetta i panorami verso il Monte Amaro, le altre cime del massiccio della Majella, sul Gran Sasso e sul Morrone sono bellissimi.
L’itinerario in breve: Percorso: Guado S. Antonio (1.225 m) – Rifugio Barrasso (1.542 m) – Monte Rapina (2.027 m) Monte Pescofalcone (2.646 m) e ritorno Difficoltà: EE (per escursionisti esperti) Dislivello +: 1.450 m circa Lunghezza: 13 km a/r Tempo di percorrenza: 6h00’ – 7h00’ Impegno fisico: Elevato (l´itinerario non è lunghissimo ma il dilivello è elevato e la salita sempre costante) Punti di appoggio: Rifugio Barrasso (1.542 m) a circa un’ora dalla partenza Punto di partenza e accesso stradale: Il punto di partenza dell’escursione è il piccolo parcheggio di Guado S. Antonio (1.225 m) che si raggiunge da Caramanico Terme salendo alla frazione di San Nicolào (3,4 Km) e proseguendo su una strada che dopo 2 Km è interrotta al traffico. Duecento metri prima dell’interruzione a sinistra c’è l’imbocco di una stradina stretta, asfaltata molto rovinata, che in 3 Km porta al piccolo spiazzo-parcheggio del guado. Sentieristica e segnaletica: Sentiero B3, segnaletica bianco-rossa Cartografia: Nuova carta escursionistica Parco Nazionale della Majella, scala 1:25.000, edizioni Dream © Ercole Di Berardino - esploramonti.it - All rights reserved E' vietata la riproduzione di testi ed immagini senza l'autorizzazione scritta da parte dell'autore.
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Un fantastico giro ad anello, ai confini tra Abruzzo e Molise, tra valli verdi, guglie rocciose dove corrono i camosci, boschi e ruscelli. Tutto la magia che il Parco Nazionale racchiude la si può trovare qui, basta salire in vetta e guardarsi intorno.
L'itinerario in breve: Percorso: Da Campitelli per i Biscurri e il monte LA META (2.242 m). Ritorno per la Valle Pagana e la Valle Fiorita. Durata: 6 ore Lunghezza: 13 km circa Dislivello: + 800 m Sentieristica: L1 da Campitelli al Passo dei Monaci al monte La Meta. M1 dal Passo dei Monaci alla Valle Fiorita. L4 dalla Valle Fiorita a Campitelli. © Ercole Di Berardino - esploramonti.it - All rights reserved E' vietata la riproduzione di testi ed immagini senza l'autorizzazione scritta da parte dell'autore. Nel comune di Pettorano sul Gizio, all’interno della Riserva Naturale Regionale Monte Genzana, c’è un luogo affascinante e suggestivo, autentica testimonianza del passato di questi luoghi e delle sue economie.
Sto parlando del Parco di Archeologia industriale situato ai piedi del borgo, nei pressi delle sorgenti del fiume Gizio, un autentico laboratorio multidisciplinare a cielo aperto caratterizzato da percorsi didattici tra giardini, frutteti, ramiere e mulini risalenti ad epoche tra il 1500 e il 1800 che raccontano gli avvenimenti dell’antico borgo. All’interno del Parco sono infatti presenti quattro antichi opifici idraulici: il mulino comunale, il mulino De Stephanis, il mulino Cantelmo e la Ramiera-Gualchiera , con tanto di antiche macine, alloggio per il mugnaio e stalla per gli animali che trasportavano farina e grano. I mulini sono stati recuperati e ristrutturati mentre all’esterno si conservano ancora le imponenti testimonianze dei canali che vennero costruiti per convogliare con forza l'acqua del fiume per azionare le macine. I mulini, tutti a ruote orizzontali, venivano utilizzati per la produzione di farina mentre la ramiera/gualchiera/polveriera, a ruote verticali, è stata utilizzata nel tempo sia per la lavorazione del rame, sia per la lavorazione della lana, sia per la lavorazione di polvere da sparo. La lana veniva lavorata attraverso il processo chiamato di follatura, attraverso il quale il tessuto di lana, imbevuto di soluzioni alcaline, era sottoposto, mediante magli, a battitura con lo scopo di ottenere una maggiore resistenza e compattezza del tessuto stesso infeltrendolo . La polvere da sparo, invece, veniva prodotta e poi venduta alla fortezza di Civitella del Tronto. Per la produzione della povere da sparo infatti era indispensabile l'utilizzo della polvere di carbone che veniva prodotto in abbondanza nei boschi circostanti. Per chi volesse, è possibile passare una giornata all’interno dell’area usufruendo di tavoli da pic nic e punti fuoco. È possibile anche effettuare visite guidate e richiedere l’utilizzo delle strutture per lo svolgimento di attività nel rispetto delle norme presenti nel regolamento comunale. L’area è gestita dalla cooperativa Valleluna a cui è necessario rivolgersi per informazioni, prenotazioni e prezzi. Link utili: https://www.riservagenzana.it/musei/archeologia-industriale/ http://www.comune.pettorano.aq.it/comune/stat_regolamenti/regolamento_parco_arch_ind.pdf © Ercole Di Berardino - esploramonti.it - All rights reserved E' vietata la riproduzione di testi ed immagini senza l'autorizzazione scritta da parte dell'autore. |
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Gennaio 2021
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