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FALL FOLIAGE

29/9/2015

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L’autunno è oramai arrivato, le giornate si sono accorciate e le ore di luce continuano a diminuire giorno dopo giorno, le notti sono sempre più fresche e le mattine sempre più frizzanti, i banchi di nebbia sono oramai diventati una costante nelle valli e le immense distese di brina bianchissima già ci fanno pensare all’imminente stagione fredda.
Le piante a foglia caduca da questi primi cambiamenti meteorologici hanno ricevuto un messaggio chiaro, l’inverno sarà ben presto alle porte e, considerando la grande quantità di acqua che le loro foglie consumano per poter vivere, sanno perfettamente che non potranno più estrarre dal suolo congelato tutte le risorse necessarie e allora, con abbondante anticipo, si preparano al peggio e cominciano a mettere in atto quei meccanismi di difesa che consentiranno loro di passare indenni l’inverno. La clorofilla scompare sconfitta dal freddo e dal tempo, lasciando spazio ad altri pigmenti che colorano le foglie pennellando intere montagne di tonalità che passano dal giallo luminoso al rosso porpora fino al marrone; la più grande opera d’arte della natura si va compiendo. Un gioco di colori unico, che ogni volta ha il potere di affascinare l’osservatore che vi si trova di fronte.
Oltreoceano questo fenomeno naturale che si ripete ogni anno è conosciuto come “fall foliage”. Foliage, una parola che suona come un francesismo ma che in realtà è un termine inglese che significa foglia, fogliame. Un vero e proprio appuntamento da non perdere per fotografi, pittori, scrittori e semplici amanti della natura, tanto che in alcune zone del mondo è nato un vero e proprio turismo del foliage monitorato da webcam appositamente dedicate.
​S
e ne avrete l’occasione vi consiglio di approfittare di una delle tante belle e limpide giornate di ottobre per far visita ad uno dei tanti boschi misti dell’Appennino dove querce, faggi, pioppi e castani vi aspettano per incantarvi con i loro mille colori.

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BAMBINI E NATURA

24/9/2015

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I BAMBINI HANNO BISOGNO DI RECUPERARE IL CONTATTO CON LA NATURA
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Sono sempre di più i bambini che conducono un'esistenza imprigionata in città, chiusi in case dove regnano smartphone, videogiochi, computer e televisori. ...
“Disturbo da deficit di natura”, così l’ha definita lo psicopedagogo Richard Louv nel suo libro “L’ultimo bambino nei boschi”, non una malattia vera e propria ma una condizione di vita.
E’ necessario che i nostri figli recuperino il contatto con la natura nei suoi elementi fondamentali, quali terra, acqua e aria attraverso il gioco nei prati, le passeggiate nei boschi, lungo i fiumi e nelle valli, in collina ed in montagna.
La natura è un libro aperto sulla vita e, oltre ai molteplici benefici sulla salute, è una fonte inesauribile di stimoli che sviluppano l’attenzione involontaria, la cosiddetta “fascinazione” o attenzione indiretta. Appositi studi hanno dimostrato che l’attenzione diretta, per esempio quella necessaria nello studio, risulta più facile nei ragazzi e nelle persone che da bambini hanno sperimentato situazioni di fascinazione. Come quelle appunto da cui si lascia catturare un bambino a spasso nella natura quando viene attratto da un particolare tipo di albero, o da una foglia, o da un insetto o da altri elementi naturali.
Lasciamo che i nostri figli imparino spontaneamente a leggere con attenzione il grande libro della natura e lasciamoli liberi di “affascinarsi” in questi luoghi dove matureranno la loro capacità di concentrazione e i loro interessi. 


 "…La natura è perfetta nella sua imperfezione, con le sue infinite parti e possibilità l’una diversa dall’altra, con il fango e la polvere, le ortiche e il cielo, i momenti di spiritualità e le ginocchia sbucciate.
…La passione nasce dalla terra stessa tra le mani infangate dei più piccoli, viaggia lungo maniche sporche di erba e arriva diritta al cuore." -
da "L’ultimo bambino nei boschi", Richard Louv, Rizzoli Editore.

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Il borgo di Castrovalva, autentico nido d'aquila sui monti d'Abruzzo

1/9/2015

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Percorrendo l’autostrada A25 nel tratto tra Pratola Peligna e Cocullo, a molti sarà capitato di scorgere verso sud un gruppetto di case aggrappate alla montagna su una stretta e precipite cresta rocciosa e di chiedersi chi mai avesse potuto vivere lassù. 
Ebbene, quel “gruppetto di case” è Castrovalva, frazione del più grande borgo di Anversa degli Abruzzi da cui dista circa cinque chilometri.
Il borgo di Castrovalva si erge a 820 metri sul livello del mare sulle rossastre rupi della cresta del Colle San Michele, a precipizio sulle sottostanti Gole del Sagittario. Il piccolo borgo conta circa 50 abitanti residenti (dati Istat 2001), chiamati castresi. 
Per raggiungere il paesino è necessario percorrere la statale 479 verso Scanno e poi proseguire per la stretta stradina che, tornante dopo tornante, si arrampica sul fianco della montagna per poi penetrare il crinale con una stretta galleria che conduce sull’atro lato della cresta ed entra in paese. La strada finisce qui, con un paio di parcheggi, per andare oltre è necessario proseguire a piedi. Poche case, tre Chiese, un circolo, un bar ed un B&B.
Entrati nel borgo si è in Via della Fonte al termine della quale si raggiunge la piccola Piazza Risorgimento dove si erge la Chiesa parrocchiale di Santa Maria ad Nives (S. Maria della Neve), risalente al XVI secolo. Ancora più avanti si scorge l’arco Medioevale, porta di ingresso all’antico paese. Qui, fra vecchie case e vicoletti strettissimi, è la piccola chiesa della Madonna delle Grazie; a pochi metri dalla stessa, proseguendo per l'omonima via, ad un certo punto, si domina il vasto panorama della caratteristica valle che racchiude i paesi di Anversa, Cocullo e il Casale, ed in lontananza, uno scorcio della Valle Peligna.
Tornando indietro, all'uscita della citata porta d'ingresso, sulla destra, imboccando Via Fuori la Porta, si può ammirare la valle del Sagittario, con le sue pittoresche gole, ove fino agli anni 1920 scorreva il fiume Sagittario. Proseguendo per la scoscesa scalinata si esce dal borgo e si raggiunge la cresta del Colle S. Michele sul quale si erge la chiesetta di San Michele Arcangelo, risalente al XII secolo, patrono del luogo. Ancora poche centinaia di metri su buon sentiero permettono di raggiungere la sommità dell'omonimo colle con bella vista, a volo d'aquila, su Anversa degli Abruzzi.
A Castrovalva, circa ottant’anni fa, giunse Maurits Cornelius Escher, un artista olandese, esploratore solitario dei sentieri più impervi dell’Abruzzo, alla ricerca di luoghi magici. A Castrovalva Escher dedicò una bellissima litografia. Guardando il dipinto sono visibili, in secondo piano, in basso a destra, Anversa degli Abruzzi, e dietro, in lontananza, Cocullo. La litografia, realizzata nel 1929 e attualmente esposta al Museum of Art di Washington, è considerata da moltissimi critici quella di più alto spessore del periodo paesaggistico di Escher. All’artista olandese le autorità comunali hanno deciso di dedicare l'ultimo tornante prima dell'ingresso al paese dal quale è possibile osservare Castrovalva dalla medesima prospettiva ritratta nella litografia.
Castrovalva deriva il suo nome da Castrum de Valva e questo ne testimonia sia l'appartenenza all'antica diocesi dei Valva, che aveva sede nella basilica di San Pelino a Corfinio, sia la realtà, peraltro molto evidente, di borgo fortificato, dal latino castrum. L'antico borgo fortificato dominava l'alta valle del Sagittario e controllava uno degli accessi della Valle Peligna.


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