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Da Passo San Leonardo all'Addiaccio della Chiesa

31/12/2019

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Bellissima e rilassante escursione ai piedi dell’imponente versante occidentale della Majella e delle sue maestose “rave”; ripidissimi canaloni detritici che incidono tutto questo versante della “montagna madre” e quello nord orientale del Morrone e che qui sono appunto conosciuti con il nome di rave.
L’itinerario è consigliato soprattutto in inverno (adattissime le ciaspole) o in autunno, le due stagioni in cui questo angolo di Majella dona il meglio di sé in quanto a panorami e spettacolarità dei paesaggi.
Punto di partenza di questa escursione è Passo San Leonardo, importante valico che mette in comunicazione la Valle Peligna in provincia de L’Aquila con la Valle dell’Orta in provincia di Pescara.
Il sentiero, nella sua prima parte, percorre una larga e rilassante cresta costeggiando un muretto di pietre a secco. Di fronte a noi lo spettacolo della “direttissima” di Monte Amaro, la Rava della Giumenta -bianca, in inverno terreno di gioco privilegiato per gli scialpinisti dell’Italia centrale e non solo.
Nella seconda parte, il sentiero si addentra in una bellissima faggeta e sale un po’ più ripido e a larghe svolte. Usciti dalla faggeta si traversa con dolci saliscendi alle pendici di un’altra spettacolare “rava”, la Rava della Vespa, con panorami che si fanno via via più ampi. In questo tratto dell’itinerario sono visibili grandi cumuli di pietre, ordinatamente accatastati, testimonianza della cosiddetta opera di “spietramento” dei terreni per un loro uso, in tempi ormai passati, a fini agro-pastorali.
Raggiunta la sommità di un colle, si scorge poco più in basso il bellissimo rifugio Addiaccio della Chiesa costruito all'interno di una grotta con il comignolo che sbuca direttamente dal terreno. Alla sua sinistra, poco distante, l'omonima fonte e alle sue spalle i boschi e le balze rocciose ai piedi di un altro spettacolare canalone, la Rava del Ferro. Tutt’intorno affacci panoramici superbi sul Monte Morrone, sulla Valle dell´Orta, sul Gran Sasso fino al più lontano Mare Adriatico.
 
L’itinerario in breve:

Percorso: Passo San Leonardo (1.280 m) – Colle della Croce – F.te della Chiesa – Rifugio Addiaccio della Chiesa (1.550 m)
Dislivello +: 400 m
Difficoltà: E (escursionistica)
Lunghezza:  km 9,5 a/r
Tempo di percorrenza: 3h30’ – 4h00’
Impegno fisico: medio basso
Punto di partenza: Passo San Leonardo, Ristorante-Albergo Celidonio raggiungibile attraverso la SS 487 o da Sant’Eufemia a Majella o da Pacentro
Sentieristica e segnaletica: Sentiero Q1
Segnaletica bianco-rossa
Cartografia: Nuova carta escursionistica Parco Nazionale della Majella, scala 1:25.000, edizioni Dream

​© Ercole Di Berardino - esploramonti.it - All rights reserved
E' vietata la riproduzione di testi ed immagini senza l'autorizzazione scritta da parte dell'autore.
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Le miniere di bitume della Majella

24/12/2019

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Ci sono fatti, episodi, luoghi poco conosciuti che il tempo ha portato via alla memoria. Tra questi, c'è una storia che ci parla dei minatori della Majella. Abruzzesi che con sudore e fatica, per oltre cento anni, tra il 1840 e il 1956, senza fare rumore, sotto la montagna, hanno dato una nuova identità a questo bellissimo territorio che non finisce mai di stupire.
Questa storia, oggi, la possiamo leggere tra le rocce bituminose delle tante miniere della Majella tra i territori di San Valentino, Scafa, Manoppello, Lettomanoppello, Abbateggio, e Roccamorice.
Fu un certo Silvestro Petrini, che per primo, nel 1840, fece la scoperta di alcune miniere di asfalto nelle contrade di Manoppello e San  Valentino. Quattro anni più tardi, nel 1844, nacque la prima attività per l’estrazione di bitume e la trasformazione in petrolio.
Partì così questa affascinante storia, la cui data di epilogo è stata messa nel 1956, anno della tragedia di Marcinelle. 
In questi cento e passa anni, sia imprese italiane che straniere investirono in questi luoghi e in queste miniere. A partire dall’ultimo decennio dell’ottocento e fino alla vigilia della prima guerra mondiale, vi fu una forte crescita infrastrutturale del polo minerario della Majella, che vide la costruzione di ferrovie, teleferiche, centrali idroelettriche, grandi stabilimenti per la lavorazione del materiale estratto.
Nel 1917 la Camera di Commercio di Chieti definì la Majella “il gruppo montuoso più ricco di minerali di tutta la parte centrale d’Italia…così da costituire una fonte inesauribile per l’industria alsfaltifero-bituminosa del nostro paese”.
Nelle miniere lavorarono uomini, donne e bambini, ognuno con un loro preciso compito (nel 1930  la storia ci racconta di oltre 1300 persone impiegate nelle miniere). Gli uomini dentro le miniere a scavare, le donne e i bambini a trasportare pietre. Durante la seconda guerra mondiale a lavorare nelle miniere furono messi anche i prigionieri di guerra e ancora oggi, in località Acquafredda di Roccamorice sono visibili i ruderi del campo di prigionia del 1943.
Dopo il 1950, le miniere di bitume e di asfalto furono progressivamente dismesse (anche se ancora produttive) in quanto tali prodotti e derivati venivano ricavati più facilmente dalle lavorazioni dirette del petrolio. 

Biografia:
http://www.valsimi.it/
https://www.tesoridabruzzo.com/segreti-della-majella/

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Anello grotta s. angelo - acquafredda - colle della civita - miniere della vaccareccia

21/12/2019

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Anello escursionistico di medio-bassa montagna lontano dagli itinerari abitualmente frequentati in Majella.
Itinerario ricco di storia e paesaggisticamente appagante. Nel percorrerlo ci si immerge in un passato non molto lontano fatto di sacrifici, privazioni e sofferenze. Sensazioni che sembrerà di rivivere visitando la grotta di Sant’Angelo, le ex miniere di bitume della Vaccareccia, i complessi agropastorali a tholos di Colle Astoro e Colle della Civita e i ruderi del campo di concentramento di Acquafredda.
 
L’itinerario in breve:

Percorso: Costa dell’Avignone (700 m) – Grotta S. Angelo – Acquafredda (820 m) – Colle Astoro – Colle della Civita (1.185 m) – Acquafredda – Miniere di Vaccareccia – Costa dell’Avignone
Difficoltà: E (escursionistica)
Dislivello: 850 m circa
Lunghezza: 17 km
Tempo di percorrenza: 5h00' - 6h00'
Impegno fisico: medio alto
Punto di partenza e accesso stradale: Il punto di partenza dell’escursione è l’area pic-nic di Fonte Tieri (715 m) lungo la SP65 (Scafa-Lettomanoppello-Passo Lanciano) che si raggiunge dopo circa 4,5 km dalla piazza di Lettomanoppello e dove si parcheggia. Per raggiungere il punto di inizio del sentiero si percorre la strada a ritroso per circa 450 m (cartello segnaletico).
Sentieristica e segnaletica: Sentiero S, da F.te Tieri ad Acquafredda, sentiero C2, da Acquafredda a Colle Astoro, sentiero CP, anello Colle Astoro-Colle della Civita, sentiero C3 dal Fosso S. Angelo alle Miniere della Vaccareccia e F.te Tieri.
Cartografia: Nuova carta escursionistica Parco Nazionale della Majella, scala 1:25.000, edizioni Dream

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Per chi desidera approfondire la storia delle miniere della Majella può cliccare QUI

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Da Forca di Valle a Cima Alta

7/12/2019

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Ci sono luoghi del Gran Sasso poco frequentati che si possono raggiungere con bellissime escursioni e che regalano panorami superbi. L’itinerario che dal piccolo borgo di Forca di Valle, frazione di Isola del Gran Sasso (TE), sale alla vetta di Cima Alta (1.715 m) è uno di questi. Non lungo ma con buon dislivello è comunque consigliato a persone con un discreto allenamento. Magnifici i panorami su tutto il versante orientale della catena del Gran Sasso, con il Corno Grande ed il Corno Piccolo che dominano la scena. A calamitare la nostra attenzione sarà però “il Paretone”, una vertiginosa parete di oltre 1.500 m di sviluppo verticale che scende a precipizio dalla vetta orientale del Corno Grande. Da questo versante il Gran Sasso si mostra sicuramente con il suo profilo più bello.
Su questo stesso itinerario passò nel 1794 il naturalista Orazio Delfico che il 30 luglio di quell'anno conquistò per la prima volta la vetta orientale del Corno Grande. In compagnia dell'architetto/ingegnere Eugenio Michitelli e di un piccolo gruppo di montanari, realizzò l'impresa, veramente straordinaria per l'epoca, di aprire la strada dal versante teramano fino alla sommità di quello che allora era conosciuto come il Monte Corno. Per Delfico, però, quella "spedizione" non fu solo una pura e semplice conquista di quella montagna. Il viaggio fu accompagnato infatti da tutta una serie di studi e di misurazioni, pubblicati poi nelle sue opere dal titolo Osservazioni su di una piccola parte degli Appennini.
 
L’itinerario in breve:
 
Percorso: Forca di Valle (860 m) – Peschio della Fonte (1.112 m) – Valico di Vena Pecorale (1.205 m) - Rifugio Delfico (o “il Fontanino”, 1.428 m) – Valico della Forchetta (1.560 m) - CIMA ALTA (1.715 m) -  Piana del Laghetto (1.620 m) – Rifugio Cima Alta (1.620 m) e ritorno
Dislivello: + 900 m circa
Difficoltà: E (escursionistica)
Lunghezza:  km 12,00
Tempo di percorrenza: 5h30’ – 6h00’
Impegno fisico: medio/alto
Punto di partenza: Il piccolo borgo di Forca di Valle, frazione di Isola del Gran Sasso (TE) si raggiunge prendendo l’autostrada A24 e uscendo al casello autostradale di Colledara-San Gabriele. Si prosegue per Ornano Grande (TE) e quindi con altri 3 km si entra a Forca di Valle. Di fronte alla chiesa si imbocca una ripida strada in salita che traversa la parte alta del paese e raggiunge una fonte dove si parcheggia.
Sentieristica e segnaletica: sentiero n. 103, segnaletica bianco-rossa. Non segnato il tratto di salita nel bosco tra il Valico della Forchetta a Cima Alta e alla Piana del Laghetto.
Cartografia: Carta escursionistica dei sentieri del Gran Sasso d'Italia, scala 1:25.000, realizzata dal CAI Club Alpino Italiano e Ente Parco Nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga, Edizione straordinaria 2009, prodotta da S.E.L.C.A.-Firenze.

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