Facile e poco faticosa escursione che percorre un crinale molto panoramico che regala uno dei più bei colpi d’occhio sulla spettacolare parete sud-est del Corno Grande e sull’immenso altopiano di Campo Imperatore.
L'itinerario coincide con la parte iniziale (la più semplice e priva di difficoltà alpinistiche) del Sentiero del Centenario. Essendo un percorso totalmente di cresta si sconsiglia di effettuarlo nelle giornate di vento forte. Partendo dal tornante di quota 1.800 m sulla SS17bis in direzione dell'Albergo di Campo Imperatore, si segue a piedi una strada bianca in moderata salita che si dirige verso il crinale e un evidente valico. Raggiunto il valico (Vado di Corno, 1.924 m), il paesaggio cambia improvvisamente e di fronte a noi si staglia la colossale parete sud-est del Corno Grande. Lasciato il sentiero che dal valico scende verso Casale San Nicola, si prende a destra un altro sentiero che sale sul lungo crinale del “sentiero del centenario”. Si inizia così a percorrere la panoramica cresta, a volte alla sua destra e a volte sul filo. Il sentiero appare come un’evidente striscia scavata nel manto erboso che traversa alternando tratti pianeggianti ad altri in leggera salita. Sulla nostra destra molto bello il colpo d’occhio sull’immensità di Campo Imperatore mentre a sinistra la vista spazia sulle colline teramane fino al mare Adriatico. Superati i 2.000 m di quota, nei mesi di luglio ed agosto, sarà molto facile scorgere alcuni esemplari della rara ed endemica Stella alpina dell’Appennino (Leontopodium nivale) che ci accompagneranno per tutto il resto del nostro percorso. Pian piano che ci avviciniamo alla nostra meta la pendenza inizia a farsi più significativa ma sempre senza difficoltà tecniche. Superati alcuni modesti risalti del crinale in breve si raggiunge la cima del Monte Brancastello (2.385 m, 2h15’ dalla partenza). Il ritorno avviene per la stessa via dell’andata (1h30’). L’Itinerario in breve: Percorso: Tornante SS 17 bis direzione Albergo di Campo Imperatore (quota 1.800 m) – Vado di Corno (1.924 m) – Pizzo San Gabriele (2.215 m) – Monte Brancastello (2.385 m) e ritorno Difficoltà: E – escursionistica Dislivello: + 600 m Durata: 2h00’ – 2h30’ salita, 1h30’ discesa Lunghezza: 12 km Impegno fisico: basso Punto di partenza e accesso stradale: Raggiunto l’altopiano di Campo Imperatore si prosegue in direzione dell’Albergo di Campo Imperatore e della stazione di arrivo della Funivia percorrendo la strada che sfiora il piccolo Laghetto Pietranzoni. Poco oltre il laghetto, subito prima che la strada cominci ad inerpicarsi ripida in direzione dell’albergo, si parcheggia in coincidenza di un tornante che volge verso sinistra (1.800 m) e da cui ha inizio una strada sterrata. Sentieristica e segnaletica: segnavia bianco-rossi e giallo-rossi. Sentiero n. 106 e n.235 (sono presenti anche vecchi segnavia giallo-rossi n. 6 e 6A) Cartografia: Carta escursionistica dei sentieri del Gran Sasso d'Italia, scala 1:25.000, realizzata dal CAI Club Alpino Italiano e Ente Parco Nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga, Edizione straordinaria 2009, prodotta da S.E.L.C.A.-Firenze.
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Escursione che si svolge in una delle zone più importanti del Parco Nazionale d’Abruzzo Lazio e Molise. Storico luogo di passaggio per i viandanti che si spostavano dalla Marsica all'Alto Sangro, oggi questa porzione di territorio, racchiusa fra le vette del Monte Turchio (1894 m), Monte di Valle Caprara (1998 m), Rocca Genovese (1944 m), Monte Marcolano (1940 m) e Monte Prato Maiuri (1899 m), ospita antiche foreste di faggi, come quella di Selva Moricento dove i patriarchi raggiungono i 500 anni di vita, ed è habitat di riparo ideale per alcune rare specie di animali come l'Orso bruno marsicano, il Lupo Appenninico, il Picchio di Lilford, la Coturnice e la Rosalia Alpina.
L’itinerario per il Monte Marcolano prende il via dalla SS83 Marsicana in corrispondenza del Passo del Diavolo che prende il nome dal prospicente monte Morrone del Diavolo. Il percorso è abbastanza lungo ma facile da percorrere e adatto anche a chi non è particolarmente allenato. Parcheggiata l’automobile nei pressi del Rifugio del Diavolo (chiuso) si imbocca una strada sterrata (segnavia T1) che attraversa una zona prativa pianeggiante frequentata da bovini al pascolo libero. In breve si raggiunge una sbarra di chiusura al traffico motorizzato e si prosegue al di là fino ad incontrare un primo bivio a sinistra (segnavia T3) che però si ignora per proseguire dritto. Dopo poco, sempre a sinistra, si incontra un altro bivio (sentiero R4, segnavia un po’ nascosto nell’erba) che si prende abbandonando la carrareccia principale. Si entra così nel bosco e si comincia a salire su una comoda mulattiera che attraversa boschi e belle radure alternando tratti un po’ più ripidi ad altri meno faticosi. Si esce definitivamente dal bosco al cospetto della grande radura di Camposecco con la nostra meta ormai bene in vista in alto a destra. Si attraversa la radura sul suo margine sinistro e, dopo un ultimo tratto più ripido, si raggiunge la sella (1.846 m) tra la Rocca Genovese e il Monte Marcolano da dove si apre un magnifico panorama verso il sottostante bosco della Val Cervara, i Prati d’Angro e gran parte dei monti del Parco. Si continua a salire sul sentiero segnato superando degli spuntoni rocciosi fino a raggiungere un’altra sella (1.898 m) dalla quale il sentiero inizia a scendere verso i Prati d’Angro. Per raggiungere la vicinissima vetta del Monte Marcolano, dalla sella di quota 1.898 m sarebbe necessario abbandonare il sentiero segnato e proseguire a sinistra su una bella cresta a tratti rocciosa. Il regolamento del Parco, tuttavia, vieta di percorrere quest’ultimo tratto di cresta che conduce alla vetta. Ad ogni modo la vista è magnifica anche dal punto in cui l’itinerario segnato si conclude. ATTENZIONE: nei mesi di agosto e settembre la percorrenza del sentiero R4 potrebbe essere interdetta agli escursionisti per motivi di tutela dell’Orso bruno marsicano. Si raccomanda di informarsi e di rispettare le ordinanze emesse dall'ente Parco. L’itinerario in breve: Percorso: Passo del Diavolo (1.400 m) – Fosso Perrone – Camposecco – Sella di Camposecco (1.846 m) – Sella del Monte Marcolano (1.898 m) e ritorno Difficoltà: E (escursionistica) Dislivello +: 550 m circa Lunghezza: 16,5 km Durata: 4h00’ – 4h30’ Impegno fisico: medio Punto di partenza e accesso stradale: SS83 Marsicana, Passo del Diavolo Punti di appoggio/ristoro: Ecorifugio Cicerana (gestito in estate, informazioni presso cooperativa Ecotur di Pescasseroli) Sentieristica e segnaletica: Sentiero T1 – R4, segnaletica bianco-rossa Cartografia: Carta turistica-escursionistica del Parco Nazionale d’Abruzzo Lazio e Molise, Edizioni del Parco, anno 2019, scala 1:25.000 © Ercole Di Berardino - esploramonti.it - All rights reserved E' vietata la riproduzione di testi ed immagini senza l'autorizzazione scritta da parte dell'autore. La Laga è il regno delle acque e delle cascate e quasi tutti i suoi itinerari si caratterizzano per un susseguirsi di giochi d’acqua fatti di scivoli, fossi, torrentelli e cascate. L’anello escursionistico della Morricana è uno stupendo itinerario di medio impegno e di grande respiro che permette di immergersi in tutti gli spettacolari ambienti della Laga.
L'itinerario prende il via dalla località il Ceppo e nel suo primo tratto attraversa con una lunga strada sterrata quasi pianeggiante di circa 6 km il Bosco della Martese, sul versante sinistro (destro orografico) del Rio di Valle Castellana. Al termine della carrareccia inizia il sentiero vero e proprio che in circa cinquanta minuti di salita, a volte ripida, raggiunge lo spettacolare salto di circa 40 m della Cascata della Morricana. Tornati di poco indietro sui propri passi, si intercetta un punto in cui il torrente è meno impetuoso ed è possibile guadarlo, si prosegue quindi con una ripida salita nel bosco fino agli ampi prati degli splendidi Stazzi della Morricana dove i due rami sorgentiferi del Fosso della Morricana danno origine alle Cascate alte della Morricana, visitabili con brevi spostamenti. Si continua a salire traversando il versante Nord di Pizzo di Moscio in un ambiente maestoso e con splendidi panorami verso la Valle del Fosso di Valle Castellana e i Monti Sibillini. Non sembra di essere in Appennino! Con un lungo diagonale e su un bellissimo sentiero sospeso sui fossi sottostanti si raggiuge la cresta della Storna (2.032 m). Il panorama a questo punto si apre verso il Gorzano, il Gran Sasso e i Sibillini. Si comincia quindi a scendere lungo la cresta fino all’ampia sella del Lago dell'Orso (attenzione! Non cercate il lago perché non c’è!). Seguendo i paletti segnaletici si rientra nella faggeta e in poco tempo si torna al punto di partenza. L’itinerario in breve: Percorso: Ceppo (1.364 m) – Bosco Martese – Cascata della Morricana (1.560 m) – Stazzi della Morricana (1.750 m) – Fosso della Morricana - La Storna (2.032 m) – Iacci di Verre - Lago dell’Orso (1.811 m) – Ceppo Dislivello +: 750 m circa Difficoltà: E (escursionistica) Lunghezza: km 18,00 Durata: 6h00’ – 7h00’ Impegno fisico: medio/alto Punto di partenza: Località Il Ceppo (1.364 m), frazione del comune di Rocca Santa Maria (TE), che si raggiunge da Teramo in circa 35 km di strada tortuosa. Il sentiero inizia nei pressi del Camping Il Ceppo. Sentieristica e segnaletica: sentieri n. 333 TA – n. 304 TO/TA – 334 TO/TA – 300 SI, segnaletica bianco-rossa Cartografia: Monti della Laga, carta dei sentieri, scala 1:25.000, Edizioni SER © Ercole Di Berardino - esploramonti.it - All rights reserved E' vietata la riproduzione di testi ed immagini senza l'autorizzazione scritta da parte dell'autore. Itinerario di gran classe attraverso uno dei luoghi più belli del Gran Sasso e dell’intero Appennino.
La salita è magnifica, varia ed entusiasmante, in un ambiente unico a cui fanno da quinte le verticali pareti del Corno Piccolo e la severa mole delle tre vette del Corno Grande che custodiscono e proteggono il piccolo Ghiacciaio del Calderone. I panorami sono spettacolari, dall’inizio dell’escursione fino alla fine un tripudio di bellezza si srotolerà davanti ai nostri occhi. L’itinerario non è eccessivamente difficile ma è alpinistico e richiede l’uso di piccozza e ramponi. La difficoltà, però, può aumentare e anche di molto in base alle condizioni della neve. Generalmente questo itinerario viene affrontato a tarda primavera, da metà maggio a fine giugno, quando la conca del Calderone è ancora colma della neve dell’inverno, ben trasformata dal sole e comoda da salire con i ramponi. Al contrario il Calderone è da evitare in pieno inverno, quando è elevato il rischio valanghe, e nel pieno dell’estate, quando la copertura nevosa viene a mancare lasciando il posto a ripidi scivoli di ghiaccio vivo e al detrito morenico, composto anche da blocchi di grandi dimensioni, che spesso precipitano rotolando lungo l’erto pendio e rendendo l’ascensione scomoda e molto pericolosa. Dai Prati di Tivo si prende la strada che dal piazzale sale alla sella di Cima Alta, chiamata anche Piana del Laghetto, dove si parcheggia. Si sale seguendo il sentiero 103 lungo il largo e panoramico crinale dell'Arapietra fino a raggiungere la stazione di arrivo della funivia e la Madonnina (2.007 m, 1h15’). Se la funivia è in funzione si può arrivare fino a questo punto utilizzando l’impianto di risalita risparmiando 400 m di dislivello e un’ora di cammino. Dalla seggiovia si sale la cresta verso le balze rocciose del Corno Piccolo che si aggirano alla base sulla sinistra percorrendo il delicato Passo delle Scalette, molto esposto e pericoloso nel caso dovesse essere innevato e ancor peggio se ghiacciato. Generalmente però a fine maggio il passaggio è libero dalla neve. Si entra così nel Vallone delle Cornacchie, chiuso ai lati dalle verticali pareti dei due Corni e sospeso a valle sulle dolci colline dell'Abruzzo teramano. Si sale sul lato destro del Vallone, a prudente distanza dalla parete est del Corno Piccolo che potrebbe scaricare neve e pietre. Superato il tratto ripido si raggiunge il bordo di una conca tra enormi massi residuo di antiche frane. Si traversa ora il pendio verso sinistra con una lunga diagonale in direzione del rifugio Franchetti situato su di uno sperone roccioso al centro del vallone (1h30’). Si prosegue ora affrontando il ripido pendio alle spalle del rifugio e rimontando la morena del ghiacciaio con pendenze via via più ripide e su neve spesso gelata di primo mattino. Superato questo tratto si entra nello spettacolare anfiteatro formato dalle tre vette del Corno Grande che racchiude il piccolo Ghiacciaio del Calderone. Tenendosi sulla destra della conca si traversa sotto delle rocce e si risale una strettoia più ripida. Poi la conca si allarga e la pendenza si attenua leggermente per impennarsi nuovamente in prossimità dell’uscita in cresta dove spesso è necessario superare una paretina di neve quasi verticale. Una volta in cresta la si segue facilmente ed in breve si è in vetta ai 2.912 m del Corno Grande (ore 0h45’,3h30’ dalla Sella di Cima Alta). Per il ritorno occorrono 2h30’ fino alla Sella di Cima Alta. L’itinerario in breve: Percorso: Sella di Cima Alta (1.630 m) – Arapietra – La Madonnina (2.007 m) – Vallone delle Cornacchie – Rifugio Franchetti (2.433 m) – Ghiacciaio del Calderone (2.680 m) - Corno Grande vetta ooccidentale (2.912 m) e ritorno Dislivello: + 1.300 m circa (900 m se si prende la funivia) Difficoltà: F (alpinistica facile) Lunghezza: km 12,00 Durata: 6h00’ – 7h00’ (1h40’ in meno se si utilizza la funivia) Impegno fisico: alto Punto di partenza: Raggiunta la località sciistica dei Prati di Tivo (TE), subito dopo l’albergo/ristorante Gran Sasso 3, si prende a sinistra la strada che conduce verso la Sella di Cima Alta o Piana del Laghetto dove si parcheggia. Sentieristica e segnaletica: sentiero n. 103, segnaletica bianco-rossa sul crinale dell’Arapietra e poco oltre la Madonnina. Non segnato perché su nevaio/ghiacciaio il tratto dal Vallone delle Cornacchie alla vetta del Corno Grande. © Ercole Di Berardino - esploramonti.it - All rights reserved E' vietata la riproduzione di testi ed immagini senza l'autorizzazione scritta da parte dell'autore. Anello classico e non faticoso ad una delle vette secondarie della catena del Morrone. Il Monte Mileto è l’ultima propaggine a sud di questa catena montuosa tanto cara a Celestivo V, il papa del “gran rifiuto”. Nella parte bassa dell’itinerario predomina il bosco di faggio ma in alto si percorrono spettacolari radure e praterie d’alta quota con viste spettacolari a 360° su tutto il massiccio della Majella, sui monti marsicani, sulla catena del Gran Sasso e del Sirente, fino alla costa adriatica. L’itinerario in breve: Percorso: Passo San Leonardo (1.280 m) – Iazzo Cappuccio (1.438 m) - Monte Mileto (1.920 m) - Mandra Murata (1.800 m) – rifugio Capoposto (1.755 m) – Iazzo cappuccio - Passo San Leonardo Dislivello: + 650 m Difficoltà: E (escursionistica) Lunghezza: km 11,5 Tempo di percorrenza: 4h30’ – 5h00’ Impegno fisico: medio Punto di partenza: Passo San Leonardo, Ristorante-Albergo Celidonio raggiungibile attraverso la SS 487 o da Sant’Eufemia a Majella o da Pacentro Sentieristica e segnaletica: Sentiero Q3 – Q4 da Passo S. Leonardo alla vetta del M. Mileto. Q6 dal M. Mileto al rifugio Casale Capoposto (primo pezzo non segnato). Q3 dal rif. Capoposto a Passo S. Leonardo. Segnaletica bianco-rossa Cartografia: Nuova carta escursionistica del Parco Nazionale della Majella, scala 1:25.000, edizioni Dream © Ercole Di Berardino - esploramonti.it - All rights reserved E' vietata la riproduzione di testi ed immagini senza l'autorizzazione scritta da parte dell'autore. Ci troviamo all’estremità meridionale della catena montuosa del Gran Sasso dove, quasi nascosta, la piana del Voltigno si presenta come un’ampia conca carsica circondata da estese e fitte faggete.
Luogo ideale per escursioni in mtb, con gli sci da escursionismo o con le ciaspole. L’itinerario qui descritto è un bellissimo anello invernale che permette di avere una conoscenza completa della zona. Si parte dalla località “Le scalate” e percorrendo un bel sentiero scavato nella roccia si osservano da vicino i caratteristici “Merletti di Villa Celiera”, particolari guglie rocciose le più spettacolari delle quali sono state soprannominate dagli arrampicatori locali "Cello Torre" e "Cello Fan", una versione burlesca delle più famose ed imponenti guglie patagoniche. Proseguendo verso il Vado di Focina si entra nell’immensità della piana del Voltigno che nella stagione invernale somiglia molto alle immense steppe siberiane. Lasciata momentaneamente la piana, ci si addentra nella bella faggeta della “Zingarella” fino ad uscirne nei pressi del “Blevedere” dove il panorama si apre immenso ed improvviso su Campo Imperatore e su tutta la catena meridionale del Gran Sasso, dal Corno Grande al Monte Camicia. Per un bellissimo e panoramico percorso di cresta si prosegue fino all’aguzza vetta del Monte Meta per salire sulla quale potrebbero essere necessari piccozza e ramponi. Dalla cima il panorama è spettacolare ed abbraccia tutte le principali montagne d’Abruzzo. Si scende quindi nella Valle della Cornacchia fino a raggiungere l’omonima fonte e rientrare nell’immensa piana dove si va ad ammirare il Lago Sfondo ghiacciato che deve il suo nome ad una leggenda popolare secondo la quale il lago è senza fondo e trasporta le sue acque direttamente nel mare Adriatico! L’itinerario in breve: Percorso: Villa Celiera, località “Le Scalate” (1.225 m) – Vado di Focina (1.383 m) – Zingarella (1.542 m) – valico del “Belvedere” – Anticima Monte Meta (1.766 m) – Monte Meta(1.784 m) – Valle della Cornacchia - F.te Cornacchia (1.390 m) – Lago Sfondo (1.361 m) – Vado di Focina – Le Scalate Dislivello: + 700 m circa Difficoltà: EE (escursione impegnativa con ciaspole, utili piccozza e ramponi per salire al M. Meta). Lunghezza: km 15,00 Tempo di percorrenza: 5h30’ – 6h30’ Impegno fisico: medio alto Punto di partenza: Raggiunto il borgo di Villa Celiera si prosegue seguendo le indicazioni per il Voltigno. Superato un gruppo di case e il ristorante il Fungarolo si prosegue ancora fino ad individuare sulla destra la segnaletica di inizio sentieri Sentieristica e segnaletica: Sentieri n. 276 e 277 fino al valico del “Belvedere”, segnaletica bianco-rossa. Non segnato ma intuibile il sentiero di cresta per l'anticima e la cima del Monte Meta. La discesa per la Valle della Cornacchia ha inizio dal valico tra il M. Meta e la sua anticima (1.715 m) ed è segnalata con ometti di pietra che potrebbero essere non facilmente visibili in caso di innevamento abbondante. Cartografia: Carta escursionistica dei sentieri del Gran Sasso d'Italia, scala 1:25.000, realizzata dal CAI Club Alpino Italiano e Ente Parco Nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga, Edizione straordinaria 2009, prodotta da S.E.L.C.A.-Firenze. © Ercole Di Berardino - esploramonti.it - All rights reserved E' vietata la riproduzione di testi ed immagini senza l'autorizzazione scritta da parte dell'autore. Stupendo itinerario che partendo dai Prati di Tivo attraversa il bosco dell’Aschiero, raggiunge la Città di Pietra e l’accogliente rifugio di Cima Alta, per poi percorrere la lunga e panoramica cresta dell’Arapietra fino alla Madonnina del Gran Sasso.
Il bosco dell’Aschiero è una faggeta vetusta caratterizzata dalla presenza di faggi di notevole dimensione. La forte accidentalità del terreno, inoltre, ha creato vuoti tra i singoli individui di faggio così che questi hanno potuto sviluppare una chioma espansa e con un'architettura molto articolata. All’interno della faggeta sono presenti delle spettacolari formazioni rocciose che in molti conoscono con il nome di “Città di Pietra” o “La Rava”. Il luogo è molto suggestivo, una serie di profondi canyon che si snodano per centinaia di metri. Sulle strapiombanti pareti rocciose sono state attrezzate delle vie di salita per la pratica del Dry Tooling, attività che consiste nello scalare una parete di roccia utilizzando l'attrezzatura da ghiaccio, ossia le piccozze e i ramponi. Impagabile, infine, il panorama che dalla Sella di Cima Alta e dalla cresta dell’Arapietra si gode su tutto il versante settentrionale ed orientale del Gran Sasso; dai vicini Corno Grande e Corno Piccolo fino alla più lontana parete nord del Monte Camicia. In giornate particolarmente terse è possibile ammirare anche la linea di costa e il mare Adriatico. L’itinerario in breve: Percorso: Prati di Tivo (1.450m) – Città di Pietra – Bosco dell’Aschiero – Rifugio Cima Alta – Sella di Cima Alta (1.650 m) – Arapietra – Madonnina del Gran Sasso (2.007 m) e ritorno Dislivello: + 600 m circa Difficoltà: E (escursionistica) Lunghezza: km 12,00 Tempo di percorrenza: 4h00’ – 5h00’ Impegno fisico: medio Punto di partenza: Raggiunta la località sciistica dei Prati di Tivo (TE), subito dopo l’albergo/ristorante Gran Sasso 3, si prende a sinistra la strada che conduce verso la Piana del Laghetto. Percorsi 500 m, sulla destra si nota uno spiazzo con cartello informativo in legno. Qui si parcheggia. Se la strada dovesse essere impraticabile per neve si può partire a piedi direttamente dal piazzale dei Prati di Tivo. Sentieristica e segnaletica: All’interno del bosco dell’Aschiero ometti di pietra. Dalla Sella di Cima Alta alla Madonnina sentiero n. 103, segnaletica bianco-rossa. Cartografia: Carta escursionistica dei sentieri del Gran Sasso d'Italia, scala 1:25.000, realizzata dal CAI Club Alpino Italiano e Ente Parco Nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga, Edizione straordinaria 2009, prodotta da S.E.L.C.A.-Firenze. © Ercole Di Berardino - esploramonti.it - All rights reserved E' vietata la riproduzione di testi ed immagini senza l'autorizzazione scritta da parte dell'autore. Bellissima e rilassante escursione ai piedi dell’imponente versante occidentale della Majella e delle sue maestose “rave”; ripidissimi canaloni detritici che incidono tutto questo versante della “montagna madre” e quello nord orientale del Morrone e che qui sono appunto conosciuti con il nome di rave.
L’itinerario è consigliato soprattutto in inverno (adattissime le ciaspole) o in autunno, le due stagioni in cui questo angolo di Majella dona il meglio di sé in quanto a panorami e spettacolarità dei paesaggi. Punto di partenza di questa escursione è Passo San Leonardo, importante valico che mette in comunicazione la Valle Peligna in provincia de L’Aquila con la Valle dell’Orta in provincia di Pescara. Il sentiero, nella sua prima parte, percorre una larga e rilassante cresta costeggiando un muretto di pietre a secco. Di fronte a noi lo spettacolo della “direttissima” di Monte Amaro, la Rava della Giumenta -bianca, in inverno terreno di gioco privilegiato per gli scialpinisti dell’Italia centrale e non solo. Nella seconda parte, il sentiero si addentra in una bellissima faggeta e sale un po’ più ripido e a larghe svolte. Usciti dalla faggeta si traversa con dolci saliscendi alle pendici di un’altra spettacolare “rava”, la Rava della Vespa, con panorami che si fanno via via più ampi. In questo tratto dell’itinerario sono visibili grandi cumuli di pietre, ordinatamente accatastati, testimonianza della cosiddetta opera di “spietramento” dei terreni per un loro uso, in tempi ormai passati, a fini agro-pastorali. Raggiunta la sommità di un colle, si scorge poco più in basso il bellissimo rifugio Addiaccio della Chiesa costruito all'interno di una grotta con il comignolo che sbuca direttamente dal terreno. Alla sua sinistra, poco distante, l'omonima fonte e alle sue spalle i boschi e le balze rocciose ai piedi di un altro spettacolare canalone, la Rava del Ferro. Tutt’intorno affacci panoramici superbi sul Monte Morrone, sulla Valle dell´Orta, sul Gran Sasso fino al più lontano Mare Adriatico. L’itinerario in breve: Percorso: Passo San Leonardo (1.280 m) – Colle della Croce – F.te della Chiesa – Rifugio Addiaccio della Chiesa (1.550 m) Dislivello +: 400 m Difficoltà: E (escursionistica) Lunghezza: km 9,5 a/r Tempo di percorrenza: 3h30’ – 4h00’ Impegno fisico: medio basso Punto di partenza: Passo San Leonardo, Ristorante-Albergo Celidonio raggiungibile attraverso la SS 487 o da Sant’Eufemia a Majella o da Pacentro Sentieristica e segnaletica: Sentiero Q1 Segnaletica bianco-rossa Cartografia: Nuova carta escursionistica Parco Nazionale della Majella, scala 1:25.000, edizioni Dream © Ercole Di Berardino - esploramonti.it - All rights reserved E' vietata la riproduzione di testi ed immagini senza l'autorizzazione scritta da parte dell'autore. Anello escursionistico di medio-bassa montagna lontano dagli itinerari abitualmente frequentati in Majella. Itinerario ricco di storia e paesaggisticamente appagante. Nel percorrerlo ci si immerge in un passato non molto lontano fatto di sacrifici, privazioni e sofferenze. Sensazioni che sembrerà di rivivere visitando la grotta di Sant’Angelo, le ex miniere di bitume della Vaccareccia, i complessi agropastorali a tholos di Colle Astoro e Colle della Civita e i ruderi del campo di concentramento di Acquafredda. L’itinerario in breve: Percorso: Costa dell’Avignone (700 m) – Grotta S. Angelo – Acquafredda (820 m) – Colle Astoro – Colle della Civita (1.185 m) – Acquafredda – Miniere di Vaccareccia – Costa dell’Avignone Difficoltà: E (escursionistica) Dislivello: 850 m circa Lunghezza: 17 km Tempo di percorrenza: 5h00' - 6h00' Impegno fisico: medio alto Punto di partenza e accesso stradale: Il punto di partenza dell’escursione è l’area pic-nic di Fonte Tieri (715 m) lungo la SP65 (Scafa-Lettomanoppello-Passo Lanciano) che si raggiunge dopo circa 4,5 km dalla piazza di Lettomanoppello e dove si parcheggia. Per raggiungere il punto di inizio del sentiero si percorre la strada a ritroso per circa 450 m (cartello segnaletico). Sentieristica e segnaletica: Sentiero S, da F.te Tieri ad Acquafredda, sentiero C2, da Acquafredda a Colle Astoro, sentiero CP, anello Colle Astoro-Colle della Civita, sentiero C3 dal Fosso S. Angelo alle Miniere della Vaccareccia e F.te Tieri. Cartografia: Nuova carta escursionistica Parco Nazionale della Majella, scala 1:25.000, edizioni Dream Per chi desidera approfondire la storia delle miniere della Majella può cliccare QUI © Ercole Di Berardino - esploramonti.it - All rights reserved E' vietata la riproduzione di testi ed immagini senza l'autorizzazione scritta da parte dell'autore. Ci sono luoghi del Gran Sasso poco frequentati che si possono raggiungere con bellissime escursioni e che regalano panorami superbi. L’itinerario che dal piccolo borgo di Forca di Valle, frazione di Isola del Gran Sasso (TE), sale alla vetta di Cima Alta (1.715 m) è uno di questi. Non lungo ma con buon dislivello è comunque consigliato a persone con un discreto allenamento. Magnifici i panorami su tutto il versante orientale della catena del Gran Sasso, con il Corno Grande ed il Corno Piccolo che dominano la scena. A calamitare la nostra attenzione sarà però “il Paretone”, una vertiginosa parete di oltre 1.500 m di sviluppo verticale che scende a precipizio dalla vetta orientale del Corno Grande. Da questo versante il Gran Sasso si mostra sicuramente con il suo profilo più bello.
Su questo stesso itinerario passò nel 1794 il naturalista Orazio Delfico che il 30 luglio di quell'anno conquistò per la prima volta la vetta orientale del Corno Grande. In compagnia dell'architetto/ingegnere Eugenio Michitelli e di un piccolo gruppo di montanari, realizzò l'impresa, veramente straordinaria per l'epoca, di aprire la strada dal versante teramano fino alla sommità di quello che allora era conosciuto come il Monte Corno. Per Delfico, però, quella "spedizione" non fu solo una pura e semplice conquista di quella montagna. Il viaggio fu accompagnato infatti da tutta una serie di studi e di misurazioni, pubblicati poi nelle sue opere dal titolo Osservazioni su di una piccola parte degli Appennini. L’itinerario in breve: Percorso: Forca di Valle (860 m) – Peschio della Fonte (1.112 m) – Valico di Vena Pecorale (1.205 m) - Rifugio Delfico (o “il Fontanino”, 1.428 m) – Valico della Forchetta (1.560 m) - CIMA ALTA (1.715 m) - Piana del Laghetto (1.620 m) – Rifugio Cima Alta (1.620 m) e ritorno Dislivello: + 900 m circa Difficoltà: E (escursionistica) Lunghezza: km 12,00 Tempo di percorrenza: 5h30’ – 6h00’ Impegno fisico: medio/alto Punto di partenza: Il piccolo borgo di Forca di Valle, frazione di Isola del Gran Sasso (TE) si raggiunge prendendo l’autostrada A24 e uscendo al casello autostradale di Colledara-San Gabriele. Si prosegue per Ornano Grande (TE) e quindi con altri 3 km si entra a Forca di Valle. Di fronte alla chiesa si imbocca una ripida strada in salita che traversa la parte alta del paese e raggiunge una fonte dove si parcheggia. Sentieristica e segnaletica: sentiero n. 103, segnaletica bianco-rossa. Non segnato il tratto di salita nel bosco tra il Valico della Forchetta a Cima Alta e alla Piana del Laghetto. Cartografia: Carta escursionistica dei sentieri del Gran Sasso d'Italia, scala 1:25.000, realizzata dal CAI Club Alpino Italiano e Ente Parco Nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga, Edizione straordinaria 2009, prodotta da S.E.L.C.A.-Firenze. © Ercole Di Berardino - esploramonti.it - All rights reserved E' vietata la riproduzione di testi ed immagini senza l'autorizzazione scritta da parte dell'autore. |
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