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Il misterioso fascino della Grotta Sant'Angelo di Palombaro

28/3/2017

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Sulle pendici orientali della Maiella all'interno dell'antico Feudo Ugni, nel territorio del comune di Palombaro, si trova la Grotta Sant’Angelo, un misterioso e sorprendente luogo di culto. Un'ampia apertura nella roccia nascosta nel bosco di faggi e collocata ad una quota di circa 850 m s.l.m. custodisce al suo interno un vero e proprio tesoro; una piccola chiesa rupestre con abside semicircolare che affiora dalla parete rocciosa.
Non si hanno notizie certe sulla data di costruzione della chiesa, apparentemente risalente tra l'XI e il XII secolo. La prima fonte storica risale al 1221 con una bolla di papa Onorio III che cita la chiesa di Sant’Angelo nell’elenco dei possedimenti del monastero di San Martino in Valle (situato nel non lontano vallone di Santo Spirito a Fara San Martino).
Della chiesa oggi restano solo la parete dell'ambiente absidale e la zona ove era posto l'altare. Lo stile architettonico dell'abside è riconducibile al preromanico abruzzese in quanto assimilabile all'abside di San Liberatore a Maiella presso Serramonacesca.
Oltre ai ruderi della chiesa, la grotta conserva anche quattro vasche scavate nella roccia che servivano per la raccolta di acqua piovana. Nonostante ciò il luogo riesce ancora a sorprendere il visitatore per la struggente spiritualità che tuttora lo avvolge.
Gli studiosi concordano nel dire che la grotta, nel corso dei millenni, ha visto l’alternarsi al suo interno riti diversi nella forma, ma sostanzialmente riconducibili all’adorazione di dei e santi protettori della fertilità, della natura e della donna.

La grotta fu inizialmente un tempio dedicato a Bona, dea della fertilità. Per invocare la sua protezione e per favorire l’abbondanza di latte, le donne in età fertile raggiungevano la grotta per bagnarsi il seno nudo nell’acqua che da una sorgente sgorgava all’interno della grotta e veniva raccolta nelle quattro vasche che si trovano al suo interno. Con la cristianizzazione del territorio poi, Sant’Agata sostituì nella cultura popolare la dea Bona come protettrice della fertilità e i rituali per le donne rimasero gli stessi. Solo dopo l’abbandono da parte degli abitanti del villaggio di Ugni, nelle cui pertinenze si trovava la grotta, il nome fu cambiato e la chiesa fu intitolata a S. Michele Arcangelo, che aveva sostituito il dio italico Ercole come protettore della transumanza. Il luogo infatti presentava tutte quelle caratteristiche affinché vi potesse nascere un culto per il santo: la grotta, l'acqua e la presenza pastorale.

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Accesso stradale:
Lungo la SS 263 tra Palombaro (CH) e Pennapiedimonte (CH) , in località Tornelli, prendere la prima stradina a sinistra che, tortuosa, sale molto ripida per circa 4 km. Ad un incrocio seguire la segnaletica gialla per “Grotta Sant’Angelo” fino ad un piccolo parcheggio nei pressi del pannello informativo della Riserva Naturale Fara San Martino – Palombaro.


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