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Le miniere di bitume della Majella

24/12/2019

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Ci sono fatti, episodi, luoghi poco conosciuti che il tempo ha portato via alla memoria. Tra questi, c'è una storia che ci parla dei minatori della Majella. Abruzzesi che con sudore e fatica, per oltre cento anni, tra il 1840 e il 1956, senza fare rumore, sotto la montagna, hanno dato una nuova identità a questo bellissimo territorio che non finisce mai di stupire.
Questa storia, oggi, la possiamo leggere tra le rocce bituminose delle tante miniere della Majella tra i territori di San Valentino, Scafa, Manoppello, Lettomanoppello, Abbateggio, e Roccamorice.
Fu un certo Silvestro Petrini, che per primo, nel 1840, fece la scoperta di alcune miniere di asfalto nelle contrade di Manoppello e San  Valentino. Quattro anni più tardi, nel 1844, nacque la prima attività per l’estrazione di bitume e la trasformazione in petrolio.
Partì così questa affascinante storia, la cui data di epilogo è stata messa nel 1956, anno della tragedia di Marcinelle. 
In questi cento e passa anni, sia imprese italiane che straniere investirono in questi luoghi e in queste miniere. A partire dall’ultimo decennio dell’ottocento e fino alla vigilia della prima guerra mondiale, vi fu una forte crescita infrastrutturale del polo minerario della Majella, che vide la costruzione di ferrovie, teleferiche, centrali idroelettriche, grandi stabilimenti per la lavorazione del materiale estratto.
Nel 1917 la Camera di Commercio di Chieti definì la Majella “il gruppo montuoso più ricco di minerali di tutta la parte centrale d’Italia…così da costituire una fonte inesauribile per l’industria alsfaltifero-bituminosa del nostro paese”.
Nelle miniere lavorarono uomini, donne e bambini, ognuno con un loro preciso compito (nel 1930  la storia ci racconta di oltre 1300 persone impiegate nelle miniere). Gli uomini dentro le miniere a scavare, le donne e i bambini a trasportare pietre. Durante la seconda guerra mondiale a lavorare nelle miniere furono messi anche i prigionieri di guerra e ancora oggi, in località Acquafredda di Roccamorice sono visibili i ruderi del campo di prigionia del 1943.
Dopo il 1950, le miniere di bitume e di asfalto furono progressivamente dismesse (anche se ancora produttive) in quanto tali prodotti e derivati venivano ricavati più facilmente dalle lavorazioni dirette del petrolio. 

Biografia:
http://www.valsimi.it/
https://www.tesoridabruzzo.com/segreti-della-majella/

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