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Le Pagliare, antichi villaggi agresti, una riscoperta della civiltà contadina dell’Abruzzo montano di un tempo

12/5/2015

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Oggi EsploraMonti vi porta alla scoperta di antichi villaggi agresti del Sirente, salvati dall’abbandono e dal degrado e in via di recupero per un turismo di nicchia, al limite tra natura e cultura. Un “viaggio” a ritroso nel tempo in un angolo d’Abruzzo ai più sconosciuto, che i puristi dell’esplorazione potranno affrontare in mountain bike ma che, volendo, è anche possibile fare in automobile, a vantaggio dei più pigri o di chi non può permettersi faticose “sgroppate” in bici.
Siamo nel cuore del Parco Regionale Sirente-Velino e più precisamente nella zona “a cavallo” fra i Prati del Sirente, sovrastati dalla imponente e rocciosa parete Nord del Sirente e attraversati dalla strada che collega Rocca di Mezzo con Secinaro, e la media Valle del fiume Aterno dove, ai piedi di ripidi pendii boscosi, sorgono i borghi di Goriano Valli, Tione degli Abruzzi e Fontecchio.
In questa zona, a poco più di 1.000 m di altitudine, alla sommità di un promontorio montuoso dai ripidi fianchi boscosi, si estende un grande altopiano ondulato dove si alternano pascoli e fitti boschi di faggio e dove sorgono tre antichi villaggi conosciuti con il nome di Pagliare di Tione, Fontecchio e Fagnano.
Le Pagliare sono villaggi agresti di altura, veri e propri “paesi in miniatura” di casette in pietra, un’eccezionale testimonianza della cultura contadina della montagna abruzzese di un tempo. Questi villaggi sorsero attorno al XV secolo soprattutto come ricovero e deposito del fieno, come pagliai appunto, da cui poi il nome di Pagliare. La media valle dell’Aterno infatti, stretta e ripida com’è, ha sempre offerto poco terreno fertile ai suoi abitanti che, per sopperire a questa carenza, durante la bella stagione, erano costretti a spostarsi negli altopiani soprastanti per coltivare la terra e far pascolare il bestiame. Una vera e propria migrazione estiva verso la montagna, unica nel suo genere in Abruzzo perché non era finalizzata al solo pascolo del bestiame ma anche e soprattutto alla coltivazione di grano, patate, farro e lenticchie.
Le pagliare sono costruzioni semplici, fatte in pietra calcarea, spesso fabbricate a coppia e costituite per lo più da due ambienti sovrapposti; quello superiore fungeva da fienile e da giaciglio per l’uomo, quello inferiore era utilizzato come stalla per gli animali. Ogni casetta o gruppo di casette aveva un’aia comune destinata alla trebbiatura.
Questo singolare fenomeno migratorio ha interessato per decenni i comuni di Tione degli Abruzzi, Fontecchio e Fagnano, piccoli borghi dell’Abruzzo aquilano ognuno dei quali aveva sulla montagna un suo corrispondente villaggio “temporaneo”. Fra essi le Pa­gliare di Tione (1.084 m s.l.m.) sono sicuramente quelle più conosciute e fotogra­fate della zona. Esse sorgono su uno spe­rone roccioso allungato, di fronte ad uno straordinario panorama su un vicino pianoro di pascoli (i Prati di Iano) e sulla rocciosa parete Nord del Sirente. Il minuscolo abitato consta di un centinaio di unità, sapientemente strutturate e capaci di ricostruire in piccolo un’area completa di lavoro, funzionale all’intera permanenza stagionale. Di particolare rilevanza costruttiva ed architettonica è il grande e suggestivo pozzo cilindrico (ristrutturato nel 2006), ad uso comune, caratterizzato da scale di pietra simmetriche, scoli, parapetti e vasche esterne in pietra per la raccolta dell’acqua piovana. Sicuramente un bel esempio di opera idraulica a testimonianza di una cultura contadina antica ed ingegnosa.
Collocata a poca distanza dal piccolo nucleo abitato vi è poi la piccola chiesa della SS. Trinità, vero fulcro della vita comunitaria del villaggio, meta ancora oggi, nella prima domenica di giugno, di una processione religiosa che fa rivivere tutta la magia del cammino verso le Pagliare attraverso un antico sentiero che parte dal paese di Tione.
Strutturalmente simili ma più ap­partate, circondate da fitti boschi e meno frequentate sono invece le altre due Pa­gliare, quelle di Fontecchio (1.014 m s.l.m.) e di Fagnano (1.105 m s.l.m.).
Dagli anni ’60 in poi la vita delle casette ha smesso di pulsare e per lungo tempo le Pagliare sono rimaste in uno stato di semi abbandono. Molte costruzioni sono crollate, alcune sono state risistemate, la maggioranza conserva ancora portali e ar­chitravi di pietra, finestre eleganti, in­terni con bei pavimenti di calcare. Da alcuni anni però si sta assistendo ad una generale tendenza alla riscoperta e al recupero degli antichi borghi abbandonati e questo sta avvenendo anche per le Pagliare. Molti interventi sono stati già fatti ed è in corso un progetto per la sistemazione definitiva del tratto di strada tra le Pagliare e Terranera, e tra le Pagliare e Goriano Valli, due importanti porte d’accesso ai villaggi.

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